RECENSIONE: Vessel Trilogia Completa, di Caleb Battiago

SINOSSI: Le gesta del temibile fiammingo Vessel, detto lo Sfregiato, che guida la sua banda di Tafur negli anni sanguinosi della Guerra Santa. Include le novelle: Vessel: Terra Santa Pulp, Vessel: Tafur Armageddon e Vessel: Sidone Delirium.

COMMENTO: Leggere Battiago (Alessandro Manzetti) è come avere una lama arroventata che rigira nelle cervella. Fa scempio di pensieri, riscrive i processi neurali, violenta qualsiasi senso morale e ti lascia agonizzante in una pozza di dubbi e di sporcizia.
Perché in realtà ci si sente lerci e sbagliati, quando l'ultima parola dell'ultima pagina di una sua qualsiasi opera scorre davanti ai nostri occhi. E ci si sente esausti, devastati, quando si chiude il libro e si resta a fissare il vuoto per diversi minuti, con un sorriso ebete che sfigura il volto.

Perché leggere la trilogia di "Vessel" è un'esperienza totalizzante, viscerale e mostruosa. 
E sì, anche bellissima. 
Nonostante il sangue, mai così ferroso e bollente.
Nonostante il vomito, la bile, il sudore, la saliva, lo sperma, il mestruo, la merda e il piscio e tutti gli altri liquidi che ci vengono gettati addosso pagina dopo pagina.
Nonostante la violenza che raggiunge il parossismo, e nonostante il fetore che aleggia su praticamente tutti i personaggi principali.
Nonostante le iperboli di immoralità e quel sarcasmo che trafigge il cuore quando meno ce lo si aspetta.
Nonostante a imperare sia solo ed esclusivamente la follia.

Perché, di fatto, la trilogia di Battiago non parla altro che della follia della guerra in tutte le sue forme. Non esistono né vincitori né vinti, fra le varie fazioni che cercano di accaparrarsi la Terra Santa. Non esistono buoni o cattivi, né una morale o un'etica superiore ad un'altra, figuriamoci una religione. Ma soprattutto non esistono eroi. Esistono solo canaglie più o meno divorate dal vizio, mostri che indossano pelle umana che uccidono, scorticano, violentano, divorano i pochi innocenti che si trovano stritolati da un conflitto che con tutta probabilità nemmeno sono in grado di comprendere.

Non è un caso che i personaggi siano volutamente estremizzati (eppur caratterizzati in maniera divina) e gran parte delle situazioni appaiano talmente esagerate da mettere in seria crisi la sospensione dell'incredulità (seppur si noti sin dalle prime pagine una ricerca storica e geografica certosina da parte di Battiago), così come non è un caso che la trama, propriamente detta, nemmeno esista.
O, per dirla meglio, esiste ma non è altro che un pretesto, perché quello che interessa a Battiago è mostrare cosa sia disposto a fare un essere umano per sopravvivere, per vendicarsi o per accaparrarsi un lembo di terra dall'altra parte dell'orbe terracqueo, in nome di un Dio che probabilmente ha ben altro per la testa.
In tutti e tre i casi, la risposta è TUTTO.

Accade quindi che "Terra Santa Pulp", "Tafur Armageddon" e "Sidone Delirium", più che tre novelle in un certo senso autoconclusive, diventano un monstrum unico, nel quale Vessel e la sua compagnia (indimenticabili il Nadruviano e Bruma) fanno la loro fugace apparizione nella battaglia ma senza tuttavia farne realmente parte, essendo mossi da nient'altro che da interessi meramente personali. 

E Battiago è bravo, perché in qualche modo ti ritrovi a tifare per Vessel, ma non riesci mai a empatizzare con lui e i suoi compagni di ventura, e tanto meno a giustificare le loro riprovevoli azioni, tanto che al termine di "Sidone Delirium", la prima cosa che riesci a fare è tirare in un certo senso un lungo, liberatorio sospiro di sollievo. 
Per te, che sei riuscito a sopravvivere a quelle 200 pagine di atrocità, e per Vessel, che in una maniera o nell'altra è giunto al termine del proprio, tortuoso cammino.

La scrittura di Battiago è ipnotica. Densa, esotica, ricca di figure retoriche e barocca. Nel suo rifuggere da qualsiasi velleità modernista che vuole un appiattimento generale dello stile per andare incontro a un lettore sempre meno attento e sempre più impaziente, Battiago infarcisce ogni singola pagina di descrizioni minuziose e articolate, senza contare tutte quelle similitudini e le metafore che farebbero esplodere la testa a buona parte degli insegnanti dei vari scorsi di scrittura odierni. 

Eppure, se non fosse così, Battiago non sarebbe Battiago e "Vessel" non sarebbe "Vessel".
Se non fosse così, non percepiremmo il tanfo della carne in maniera così cristallina. Se non fosse così, non troveremmo la poesia in tutti quei corpi smembrati e in tutti quei colori morti che regnano sul campo di battaglia.
Se non fosse così, non avremmo uno dei più folli e visionari autori degli ultimi anni. Perché l'arte ha bisogno di gente che se ne sbatte il cazzo e OSA. Gente disposta anche a farsi odiare per la propria opera, ma che ha il coraggio di portare avanti una visione che è SUA, e di nessun altro.
Fare arte significa questo. Anche (o soprattutto?) quando il fetore che emana ti fa contorcere le viscere e lacrimare gli occhi.




DISCO DA ABBINARE: Diocletian - Gesundrian, perché sì insomma... l'avete vista la copertina, no? Non vi basta dite? Beh, allora aggiungo che uno dei dischi più controversi dei Diocletian è assolutamente perfetto per accompagnarvi nelle brutali scorrerie di Vessel e dei suoi Tafur. Per una delle opere più brutali e perverse che potete trovare nella letteratura di genere italiana e non, è necessario scomodare una delle entità soniche più bastarde, zozze e senza compromessi delle ultime decadi.


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