RECENSIONE: Verde Scuro, di Alberica Sveva Simeone

SINOSSI DAL WEB: Una sera, durante un viaggio in Germania, un ragazzo esce per andare a ritirare la cena in un locale sconosciuto nei pressi della Foresta Nera, lasciando la fidanzata ad aspettarlo in hotel. Da quel momento, di lui si perdono le tracce. E quella che doveva essere una semplice vacanza, diventa un incubo inimmaginabile


COMMENTO: In casa Plutonia Publications si torna a slasherare come non ci fosse un domani. Dopo il bel bagno di sangue con derive quasi folk-horror di "Horrorville", scritto a quattro mani con Alessandro Girola, Alberica Sveva Simeone ci riporta in Germania, e più precisamente nella Foresta Nera.

Il titolo dice molto, ma non tutto, perché in realtà sono tanti i colori della nuova opera di Sveva.

Certo, abbiamo il verde della natura, che da splendida e incontaminata muta in un inferno smeraldo dagli innumerevoli occhi.

Abbiamo però anche il nero, come la notte in cui si perde il protagonista della vicenda.

Ma più di tutti, forse, sono forse le innumerevoli sfumature di rosso a regnare fra le pagine di questo romanzo breve. Il rosso del sangue: magenta, vermiglio, porpora, scarlatto, in base a come cade la luce o da come esso venga baciato dall'oscurità.

Alberica picchia duro. 

Si concede solo il giusto tempo per farci conoscere i protagonisti (una coppia in crisi ottimamente scritta) durante il quale, per l'ennesima volta, dimostra tutta la sua bravura nello scrivere dialoghi credibili e frizzanti, e poi ci getta in un gorgo putrescente di violenza che non fa sconti a nessuno.

C'è un non so che di cinematografico, nella gestione del ritmo della narrazione, nonché nella costruzione della tensione e di determinate scene, il tutto in funzione di un finale divertito e incredibilmente crudele. Un'opera semplice, (laddove il termine "semplice" non vuole essere riduttivo in alcun modo), che va dritta per la sua strada dall'inizio alla fine e nel farlo riesce a scavare ferite profonde, sia che si tratti di solchi nella carne viva, sia che si parli di lacerazioni di natura diversa, come quelle che mettono a dura prova le complesse relazioni umane.

DISCO DA ABBINARE: Cannibal Corpse - Violence Unimagined, perché per un libro che è un chiaro omaggio a un certo genere di slasher la band guidata da Alex Webster e George "Corpsegrinder" Fisher è praticamente una scelta obbligata. Il loro death metal brutale ad alto tasso emoglobinico è la colonna sonora perfetta per questo viaggio nella follia umana: impossibile sbagliarsi, quando i pezzi hanno titoli come "Murderous Rampage", "Overtorture", "Surround Kill Devour" o "Follow the Blood".

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