RECENSIONE: I Malefici Sette, di Cameron Johnston

SINOSSI DAL SITO LETTERELETTRICHE: Quando si è a corto di eroi, tutto ciò che rimane sono i malvagi. Herran la Nera era una temuta demonologa e la più spietata generale di tutto l’Essoran. Per capitanare le sue armate, aveva radunato sei spaventosi guerrieri: una necromante, un signore dei vampiri, un semidio, una capoguerra orco, una regina pirata e un depravato alchimista. Insieme, avevano messo in ginocchio l’intero continente… fino alla vigilia della vittoria finale, quando lei aveva abbandonato il suo stesso esercito.
Quarant’anni dopo, Herran è costretta a riunire i suoi vecchi capitani per la battaglia finale nel villaggio di Tarnbrooke, ultimo baluardo contro un nuovo, fanatico nemico che sta facendo a pezzi il continente allo scopo di portare a termine il lavoro da lei iniziato decenni prima. Sette mostri assetati di sangue. Un villaggio. La loro ultima speranza.


COMMENTO: I Magnifici Sette (e quindi I Sette Samurai) incontrano la Suicide Squad e insieme si scontrano con Bloodborne. Questo, in sintesi, è "The Maleficent Seven" di Cameron Johnston, gioiellino Dark Fantasy/Grimdark portato in Italia dai ragazzi di Lettere Elettriche per la collana Badlands.

Chi segue il blog avrà sicuramente notato che il sottoscritto ha già trattato materiale proveniente dalle Badlands (vedasi Michael Fletcher), e di sicuro ne tratterà ancora in futuro. 

Perché? 

Per il semplice fatto che si tratta di una collana curatissima sotto tutti i punti di vista che porta nel Bel Paese fantasy di altissimo livello, prendendosi la briga, insieme a pochissime altre CE, di proporre ai lettori qualcosa di molto diverso rispetto a ciò che si trova presso la grande distribuzione, spesse volte ben poco coraggiosa e con nessuna intenzione di far uscire i lettori dalla loro comfort zone.

Beh, "I Malefici Sette" conferma l'occhio attento di Lettere Elettriche in fase di scouting, e l'opera firmata da Cameron Johnston nel 2021 (autoconclusiva, e ogni tanto ci vuole), riesce davvero a convincere sotto molteplici punti di vista, se non tutti.

Di sicuro i primi a convincere sono proprio loro, I MALEFICI SETTE. 

Personaggi coloriti e indimenticabili, i villain/eroi di Johnston non sono meri mascalzoni che venderebbero la nonna per due soldi per dimostrare quanto sono grim e stronzacchioni; al contrario, possiedono una gamma di sfaccettature e colori che si schiudono una pagina dopo l'altra. Sette personaggi sconfitti dalla vita (fra i quali spiccano l'eccezionale orco femmina Amogg Hadakk, l'abominevole alchimista Jerak Hyden e la controversa demonologa Herran La Nera), sette carogne (apparentemente?) senza scrupoli che tuttavia fanno ciò che i buoni non possono fare, perché i buoni, di fatto, sono i veri cattivi. Sette bastardi in lotta contro i propri fantasmi, sette mostri alla ricerca di qualcosa. Che si tratti di vendetta, pace, redenzione o famiglia poco importa: qualsiasi obiettivo sarà raggiungibile solo attraversi il sangue.

Johnston è abile nel caratterizzare fisicamente e psicologicamente tutti e sette i protagonisti, sia lavorando di cesello, sia piegando al proprio volere i clichées tanto cari al genere. 

Proprio per questo motivo, la prima parte dell'opera riesce dove altri lavori simili hanno fallito. Perché le prime duecento pagine, che vedono la fase di preparazione e di chiamata alle armi, avrebbero potuto rendere l'intreccio ripetitivo e farraginoso, rischiando di appesantire il ritmo della narrazione. Nulla di tutto ciò accade, grazie a un senso della misura notevole e un utilizzo intelligente e morigerato dell'ironia.

Sin dall'inizio, il lettore si trova catapultato in un mondo oscuro e brutale. Eppure, man mano che conosce i sette protagonisti, quel mondo appare sempre più colorato, sempre più vivido, sempre più affascinante. 

Poi, quando la guerra sopraggiunge in tutta la sua violenza (soprattutto nelle ultime cento pagine), il libro si trasforma in un tripudio di azione forsennata, violenza e trovate incredibili. Perché è nella seconda metà dell'opera, quando i Sette sono di nuovo riuniti, che Johnston lascia a briglie sciolte la propria fantasia, e succede DI TUTTO. 
Ma anche in questo caso lo scrittore scozzese non perde mai il senso della misura. Non sbraga nell'esagerazione fine a sé stessa, né sfocia nell'autocompiacimento quando si tratta di spingere il pedale sulla violenza (che, come genere necessita, abbonda). 
Al contrario, il tutto risulta estremamente equilibrato; brutalità, azione, introspezione, ironia, epica, sacrificio e tragedia, tutto nelle giuste dosi e mescolato con la sapienza di un vero alchimista della parola scritta.

Giunti a fine lettura ci si sente come un guerriero al termine di una battaglia campale. Frastornati e doloranti, ammaccati e forse con qualche pezzo di meno, ma VIVI come mai prima di allora.

E allora lode a Cameron Johnston e ai suoi Malefici Sette, lode a questa folle Suicide Squad in salsa fantasy, che sa fare sul serio ma sa anche quando è il caso di abbandonarsi a una sana risata liberatoria, seppur nel mezzo di un campo pieno zeppo di cadaveri.

Ergo, ancora una volta, comprate e leggete.




DISCO DA ABBINARE: STORMRULER - Sacred Rites & Black Magick, perché il black melodico ad alto tasso epico del duo americano è perfetto per esaltare la brutalità delle vicende descritte da Johnston, senza sacrificare il lato più dark ed evocativo necessario al genere. Oltretutto, gli Stormlord sono due nerd patentati, e per le lyrics dei loro pezzi attingono a piene mani dall'immaginario fantasy (Sanderson ed Erikson in particolare).

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