RECENSIONE: Ghoul, di Brian Keene
SINOSSI DAL SITO INDEPENDENT LEGIONS: C'è qualcosa nel locale cimitero, che esce di notte. Qualcosa che sta dissotterrando cadaveri e uccidendo persone. E' l'estate del 1984, in una piccola città della Pennsylvania, Timmy Graco e i suoi amici sono felici non dover andare più a scuola, e divertirsi a leggere fumetti, guardare film horror, ascoltare musica, e andarsene in giro aorganizzare piccole avventure. Ma invece si troveranno a dover combattere per le proprie vite. Il Ghoul, una creatura da incubo, ha annusato il loro sangue. Ma non è l'unico mostro che dovranno affrontare.
La fine della scuola.
Qualcosa di diabolico e oscuro, che estende la propria ombra sul paese.
Una serie di sparizioni.
Lo sentite anche voi un Click, nel retro della vostra mente?
Beh, direi che è normale.
Impossibile pensare a "Ghoul" di Brian Keene senza rivolgere un fugace pensiero anche al più celebre "It" di Stephen King (e, perché no, magari anche a "L'Estate della Paura" di Dan Simmons).
In fondo, parliamo di due opere che mescolano sapientemente horror e romanzo di formazione, seppur i due lavori poi prendano strade ben diverse.
Se il lavoro di King, certamente più conosciuto, diventa l'opera omnia (almeno insieme al ciclo de "La Torre Nera") dello scrittore del Maine, un autentico trattato sulla paura e la lunga e tortuosa strada che porta all'età adulta, "Ghoul" di Keene si rivela un'opera meno stratificata e più diretta, seppur questa definizione non voglia in nessuna maniera ridimensionare il valore del romanzo.
Semplicemente, Keene va dritto al sodo.
Non a caso, a livello prettamente quantitativo, "Ghoul" pare quasi una short novel se confrontato al mattone (nel senso di peso in kg eh, state 'boni) di oltre mille pagine del "Re del Brivido". Ciononostante, nella bibliografia di Keene, "Ghoul" è davvero il suo "It", il suo lavoro più "sentito" o, per lo meno, quello destinato a rimanere a lungo nell'immaginario del lettore. Un'opera che ti scava nell'anima, e in questo processo porta a galla orrori sopiti, paure primordiali e sogni infranti.
Perché è vero che "Ghoul" gioca con il binomio mostri-ragazzini, così come è altrettanto vero che Keene rievoca alla perfezione gli anni '80 senza sfociare nel fastidioso "effetto nostalgia" che va tanto di moda negli ultimi anni, ma c'è davvero c'è poco da ridere e nulla di realmente consolatorio, nell'opera in questione.
"Ghoul" è un romanzo doloroso, che parla di crescita, di famiglia e di mostri. E di famiglie mostruose con padri violenti, madri abusanti e ragazzini costretti a crescere prima del dovuto. Perché il Ghoul che si aggira nel cimitero, divorando cadaveri e uccidendo adolescenti, adulti e bambini, è sì una minaccia per Timmy, Barry e Doug, ma l'orrore che si porta dietro sbiadisce in confronto alle mostruosità più subdole e striscianti che si dipanano nell'oscurità, fra le mura di casa.
Non stupisce che, in un certo senso, lo stesso Ghoul appaia a tratti ben più umano di buona parte degli adulti presenti nel romanzo, e le sue pur ripugnanti azioni assumano un significato sempre meno mostruoso con il dipanarsi della vicenda. In questo senso, la creatura di Keene è appunto ben più "terrena" del Pennywise di King, entità extradimensionale che sfiora a più riprese un certo tipo di cosmic horror.
Eppure tutti e due, in un modo o nell'altro, costringono i protagonisti all'azione, obbligandoli al tempo stesso a fare i conti con le loro paure e a scegliere che tipo di adulti diventare.
Perché forse il vero mostro è l'adulto che si nasconde dentro di loro, quell'ombra che li porterà, più o meno inconsciamente, a reiterare le azioni riprovevoli dei genitori.
Perché tutti, da adolescenti, prima o poi abbiamo urlato a nostro padre o a nostra madre "NON DIVENTERO' MAI COME TE", ma poi la vita ci ha dimostrato di essere terribilmente in errore. Perché i nostri genitori, anche da morti, continuano a vivere dentro di noi, che ci piaccia o meno.
Ed è qui che Keene cala il suo asso, all'altezza di un epilogo doloroso e struggente. Una chiusura perfetta: amara e angosciante, e per questo terribilmente, inesorabilmente reale.
E proprio qui "Ghoul", già di per sé un grandissimo romanzo, diventa un'opera di caratura superiore, immancabile nella collezione di un vero amante della letteratura del terrore.
DA ABBINARE A: Iron Maiden - Powerslave e Judas Priest - Defenders of the Faith, due dischi usciti nel 1984, due band citate apertamente da Keene nel corso dell'opera e, infine, due capisaldi immancabili dell'heavy metal di quegli anni. E perché a riascoltare certi dischi si torna inevitabilmente ragazzini.
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