RECENSIONE: Leviathan, di Tim Curran

SINOSSI DAL SITO INDEPENDENT LEGIONS: Qualcosa non va sull'Isola dei Gabbiani. Quando le condizioni atmosferiche sono favorevoli, si apre un varco impossibile verso un mondo primordiale popolato da terribili mostri. Gli abitanti del luogo preferiscono non proferire parola, fingendo di vivere nell'ignoranza. Ma tutto sta per cambiare. Johnny Horowitz, un paparazzo odiato da tutti, ha intravisto qualcosa di mostruosamente preistorico in quel varco inspiegabile e non si fermerà finché non riuscirà a fotografarlo. Con l'uragano Amelia che sta per abbattersi sull'isola, il passaggio verso il mare primigenio sta per aprirsi e Johnny ha deciso di compiere l'azzardo della sua vita. Armato di una macchina fotografica e spinto dal desiderio di raccontare la storia del secolo è pronto ad affrontare ogni cosa.


COMMENTO: A voler essere onesti, non c'è poi tantissimo da dire su "Leviathan" di Tim Curran, portato nel Bel Paese grazie ai ragazzi di Independent Legions in una versione curatissima sotto tutti i punti di vista. 

Ah, ma chiariamo subito: c'è poco da dire non per delle pecche intrinseche all'opera, ma solo ed esclusivamente per la "semplicità" della proposta.

Perché "Leviathan" altro non è che un gustosissimo divertissement, una novel dal ritmo forsennato che promette personaggi cinici e disillusi che si trovano ad avere a che fare con dinosauri e mostri grossi simil-Kaiju, il tutto condito con la classica ironia e l'ancor più classico sarcasmo made in Curran.

Tutto qui?

Sì sì, credetemi. Certo, potremmo anche soffermarci sull'accusa a un certo tipo di giornalismo e sensazionalismo, ma francamente la tematica passa in secondo piano, a favore di un intreccio indiavolato e da una manciata di scene che si stampano bene in mente, grazie alla scrittura sempre ispirata di Curran, indubbiamente a suo agio quando deve maneggiare squarci dimensionali, mostri grossi e morti brutali.

Insomma, durante la lettura è chiaro quale fosse l'intento dello scrittore statunitense in fase di stesura, e alla fine dell'opera non resta che riconoscere al buon Curran di aver raggiunto in pieno l'obiettivo, che era quello di divertirsi e far divertire, cosa tra l'altro non per forza scontata.

A volte, questo basta e avanza.



DISCO DA ABBINARE: DESECRESY - The Doom Skeptron, perché per un libro che parla di mostruosità gigantesche che emergono da un mare fuori dal tempo e dallo spazio, nulla è meglio di un disco di puro death doomeggiante dalla Terra dei Mille Laghi.

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