RECENSIONI: L'Impero del Silenzio, di Christopher Ruocchio
SINOSSI DAL WEB: Sul pianeta sbagliato, ma al momento giusto e per le ragioni migliori, Hadrian Marlowe intraprende una strada che non poteva che finire nel sangue. La galassia lo ricorda come un eroe: l’uomo che ha bruciato fino all’ultimo Cielcin alieno. Loro lo ricordano come un mostro: il diavolo che ha distrutto un sole, annientando con disinvoltura quattro miliardi di vite umane – Imperatore compreso - contro gli ordini imperiali. Ma Hadrian non è un eroe. Né un mostro. E neppure un soldato. Fuggendo dal padre e da un futuro come torturatore, Hadrian si ritrova bloccato su uno strano mondo arretrato. Costretto a combattere come gladiatore e a destreggiarsi fra gli intrighi di una corte planetaria straniera, finisce a combattere una guerra che non ha iniziato lui, per un Impero che non ama, contro un nemico che non potrà mai capire.
Ci ho messo un pò a finirlo, questo "Empire of Silence", sia perché i miei tempi tendono a essere biblici, sia perché parliamo di un bel mattoncino di settecentoventi pagine non proprio scorrevolissime.
Eh sì.
L'ho detto.
Consapevole del fatto che la mia sia una unpopular opinion, tocca ammettere che il primo episodio della titanica saga di Ruocchio mi ha messo a dura prova, soprattutto nei primi 2/3 dell'opera.
Ora, Ruocchio scrive bene. Molto bene, se consideriamo che "L'Impero del Silenzio" è il suo primo lavoro. Allo stesso tempo io non sono nessuno per andare a dirgli "Qui avrei fatto diversamente", facendogli la punta al cazzo quando non è assolutamente necessario. Questo per sottolineare una cosa semplicissima: "Empire of Silence" per il sottoscritto non funziona LADDOVE Ruocchio decide scientemente sia di imbarcarsi in lunghe descrizioni (di luoghi, cose, persone, città, palazzi, scale, pavimentazioni, vestiti, etc.) sia di non lasciare nulla all'immaginazione, sentendo il bisogno di scrivere capitoli interlocutori dove succede poco o nulla ai fini della narrazione. Questo perché Ruocchio evidentemente non vuole lasciare nulla al caso, e per lui tutto diventa necessario ai fini della costruzione di un universo che, effettivamente, al di là di qualche rimando a opere già conosciute (Dune in primis) non manca di grande fascino. Insomma, sono abbastanza sicuro che Ruocchio non manchi di capacità di sintesi: semplicemente, ha deciso che la saga deve essere scritta in questo modo, con questi tempi e in questo stile. Punto. La saga è sua e giustamente decide lui.
Giusto quindi riconoscere all'autore un certo impegno e una notevole immaginazione, perché l'universo in cui si muove Hadrian Marlowe, protagonista indiscusso anche grazie a una narrazione in prima persona a dir poco monolitica, è estremamente affascinante e, nonostante Ruocchio ci abbia già bombardati di informazioni, ci si rende conto al termine del libro di aver appena scalfito la superficie. Chi scrive ha apprezzato in particolare tutti i rimandi alla cultura classica che si ritrovano nell'Impero, dall'utilizzo di alcuni termini alla presenza di Gladiatori in salsa sci-fi. Nulla di realmente originale, ma è indubbia la capacità di Ruocchio di saper maneggiare le sue molteplici influenze in maniera impeccabile. Lo stesso protagonista è ottimamente descritto: intrigante, per nulla banale, coerente e credibile, e il suo cammino, alla fine delle settecendoventidue pagine, è praticamente all'inizio.
Il problema, quindi, sta tutto nel ritmo della narrazione. Almeno fino a quando non entra in gioco la Quiete (ma non aggiungo altro per non incorrere in spoiler) l'intreccio si dipana in maniera stanca, con brevissime accelerazioni che annegano in un oceano di chiacchierate e descrizioni.
Indubbio che il tutto (anche il ritmo) andrebbe valutato alla luce dell''intera saga, ma è anche vero che non tutti abbiamo la stessa pazienza e non è scritto da nessuna parte che la lettura si debba trasformare in un tour de force.
Quindi.
Ho amato "Empire of Silence"?
No, almeno non quando avrei voluto. C'è un grande lavoro di world-building, ci sono ottime idee, c'è un bel protagonista e Ruocchio è abile nell'invogliarti a procedere con la lettura proprio quando sei lì lì per mollare, dandoti un paio di anticipazioni sul futuro che ti lasciano appeso e con la mascella spalancata. Peccato però che al termine della vicenda si ha la forte impressione che si poteva dire tutto con duecento pagine in meno e lasciando da parte svariate descrizioni destinate all'oblio nel giro di pochi minuti.
Continuerò la saga?
Sì. Una certa quota di curiosità è rimasta, per cui quando uscirà il secondo capitolo tornerò ad affiancare Hadrian Marlowe nel suo viaggio alla ricerca della verità. Al termine del secondo libro, deciderò se continuare con la saga.
Il tempo è sempre quello e i libri da recuperare sono sempre di più.
DISCO DA ABBINARE: Nocturnus AD- Unicursal, perché il nuovo lavoro della death metal band floridiana riassume pienamente il sense of wonder più oscuro e misterioso che ritroviamo nell'opera di Ruocchio, soprattutto da metà libro in poi.
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