RECENSIONI: William Hope Hodgson - La Casa Sull'Abisso
SINOSSI DAL WEB: Un manoscritto costellato di caratteri minuti e precisi e dal forte odore di muffa racconta la storia di un Vecchio Recluso, della sua singolare dimora e delle potenze cosmiche che questa nasconde. Ben presto la sua casa viene assediata da creature mostruose che ribollono nelle profondità di una caverna sotterranea, un vero e proprio abisso. Ma un orrore ancora più grande sta per manifestarsi: un orrore più inesorabile, spietato e terribile di qualsiasi altra creatura.
COMMENTO: Grande classico della letteratura del fantastico, "La Casa dell'Abisso" rimane uno degli scritti più rappresentativi dell'opera di William H. Hodgson, tanto da venire successivamente annoverato da H.P. Lovecraft fra i lavori che più hanno influenzato la propria poetica. E, difatti, nel racconto lungo di Hodgson, si respira il Cosmic Horror che verrà e la fantascienza più onirica e mistica, in un calderone ribollente di realtà distorte, incubi sempre più angoscianti e interminabili viaggi astrali.
Chi o cosa sono gli esseri dai lineamenti suini che assediano la casa del vecchio e di sua sorella? Si tratta di un sogno? Dove si trova la linea di demarcazione fra regno del reale e del sogno? Oppure è solo l'immaginazione di un vecchio malato di mente?
Hodgson non ci concede spiegazioni di alcuna sorta, gettandoci nel baratro dell'insania insieme al protagonista e spingendo sull'acceleratore soprattutto nella prima metà dell'opera. Va riconosciuto che, per quanto "La Casa Sull'Abisso" meriti a tutti gli effetti lo status di cult del fantastico, risenta tuttavia dello scorrere del tempo, non tanto a livello concettuale quanto a livello di scelte narrative e di scrittura. Perché se da una parte la prima metà del manoscritto prosegue spedita aumentando la tensione pagina dopo pagina, nella seconda parte, quella del viaggio astrale dell'anziano protagonista, attonito spettatore degli orrori incomprensibili che si dimenano nello spazio profondo (della sua mente?), il ritmo cala notevolmente e, di tanto in tanto, l'interesse cala in maniera quasi fisiologica. Rimangono inalterati, ciononostante, la potenza che Hodgson è in grado di infondere alle proprie visioni, e il senso di smarrimento che attanaglia il lettore per tutta la durata dell'opera. E, in fondo, proprio questo sembra essere l'obiettivo ultimo dello scrittore: far perdere il lettore fra una pagina e l'altra, portarlo a porsi una serie di domande destinate a rimanere senza risposta. In questo senso, l'obiettivo è stato raggiunto in pieno e al termine della lettura ci si ritrova storditi, in balia dei dubbi e delle stesse ossessioni/paranoie del vecchi protagonista.
E delle medesime paure, perché come diceva qualcuno "La più potente emozione umana è la paura, e la paura più potente è quella dell’ignoto".
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