Wombbath - Agma, AKA il miglior disco del quale nessuno parla

Io non ho ben chiaro come lavori la Transcending Obscurity. 

Davvero mi sono impegnato a entrare nelle loro teste, ma nulla da fare. Perché oh, ok fare per "Agma" le tazze per la colazione, i pantaloncini, le canottiere, le longsleeve e le felpe, ci sta. Lo farei anche io con una copertina così gagliarda, però ecco, magari pubblicizzare un pò l'opera e farla uscire con un minimo di programmazione forse era meglio. Oltre a questo, renderla reperibile nuovamente in versione cd non sarebbe male, visto e considerato che si trova solo il vinile splatter con i colori sbrilluccicosi.

Perché non si può far uscire un lavoro del genere (ma direi qualsiasi cosa) nell'ultima settimana dell'anno. Davvero, non è una mossa intelligente, proprio per un cazzo. 

E invece qualcuno, dagli uffici dorati della Transcending Obscurity ha pensato bene di far uscire il quinto album dei Wombbath agli sgoccioli del 2021.

Risultato?

Non se l'è cagato praticamente nessuno, manco le loro madri.

E la cosa fa incazzare, perché "Agma" è un fottuto capolavoro nonché uno dei migliori dischi death non solo del 2021 ma direi pure degli ultimi anni. Cosa più unica che rara, se ci ricordiamo che i Wombbath sono tutt'altro che dei giovanotti e di band che se ne escono con un'opera maestra di tal livello a distanza di ventotto anni dall'esordio si contano sulle dita di una mano monca.

Le tazze per la colazione, vaccaboia. Come pensi di vendere le tazze della colazione se la maggior parte della gente non si è manco accorta che il disco è uscito?

Come se poi la musica contenuta in "Agma" non fosse rilevante. E invece lo è, e pure parecchio, perché con il loro ultimo lavoro i Wombbath rilasciano una vera e propria Death Metal Opera, un abominevole titano di settantadue minuti che stritola, trita, deflagra qualsiasi cosa trovi sul proprio cammino. Eh sì, lo so che un ora e dodici minuti di death metal potrebbe scoraggiare anche gli ascoltatori più esperti, ma credetemi quando vi dico che "Agma" riesce laddove molti altri hanno miseramente fallito.

Forte di una produzione mostruosa (raramente ho sentito suoni così grossi e granitici senza diventare stucchevoli o artificiosi), il quintetto svedese sciorina sedici tracce una più bella dell'altra, ognuna con qualcosa di interessante da dire e con una precisa personalità. Perché a questo giro i Wombbath giocano sulla varietà della proposta, affrancandosi una volta per tutte dal death metal di matrice puramente svedese (anche se alcune cose le si potevano notare già sui precedenti lavori) inglobando nel proprio sound molteplici influenze e, soprattutto, senza porsi alcun limite in fase di songwriting. E nel fare questo, riescono a fare una cosa ancora più importante e ben più difficile. Riescono a rimanere nel solco della tradizione.

"Agma" è puro, purissimo death metal. Coriaceo, sulfureo, feroce, oscuro, a tratti epico, a tratti attento alla melodia. 

Un disco che risulta estremamente compatto, ma allo stesso tempo garantisce un abbondante varietà di soluzioni che permette di mantenere alta l'attenzione per tutti i settantadue minuti di durata. Accade quindi di venire travolti dalla furia dell'opener "The Law of Everything" e di "Breath in the Flames", oppure di ritrovarsi a canticchiare il refrain (notevole e vario anche l'approccio vocale) di una "Inquisition Reborn" o di "At the Giant's Feet", nella quale troviamo sfuriate in blast-beat da capogiro. In un brano come "World of Destruction" gli svedesi si divertono a ridicolizzare gli ultimi Morbid Angel (che tornano spesso, fra i solchi di "Agma") e, per non farsi mancare niente, dimostrano di saper maneggiare alla perfezione atmosfere epiche e oscure con "The Age of Death" (dalla sconvolgente e commovente apertura con il violino) o la trascinante e conclusiva "On a Path of Repulsion".

Insomma, di dischi che mettevano tanta carne al fuoco senza saperla cuocere a dovere ne abbiamo incontrati tanti, troppi, negli ultimi anni, ma "Agma" è davvero l'eccezione che conferma la regola. Un disco tanto classico quanto ben piantato nei nostri anni.

E non credete ai frignoni che puntano subito il dito e fanno la faccia schifata non appena sentono una nota che non sembra uscita dal 1993, gridando allo scandalo. La realtà è che i Wombbath non sono mai stati così violenti e incazzati, ma allo stesso così attenti alla melodia e agli arrangiamenti.

Insomma, con "Agma" i Wombbath ci consegnano il loro Magnum Opus.

Peccato se ne siano accorti in pochi.




 

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