Recensioni: Tim Curran - Hive
SINOSSI DAL WEB
Jimmy Hayes ha avuto un brutto presentimento nel momento in cui è arrivato alla Stazione Kharkov e quella sua sensazione ha trovato conferma quando sono state ritrovate delle mummie fra le montagne.
Quando vengono scoperti i resti di una civiltà pre-umana, alla Stazione Kharkov iniziano i problemi veri...
Jimmy Hayes ha avuto un brutto presentimento nel momento in cui è arrivato alla Stazione Kharkov e quella sua sensazione ha trovato conferma quando sono state ritrovate delle mummie fra le montagne.
Quando vengono scoperti i resti di una civiltà pre-umana, alla Stazione Kharkov iniziano i problemi veri...
RECENSIONE
Amo Tim Curran, e i motivi che me lo fanno amare sono quelli che lo fanno odiare ai suoi detrattori.
Ha il passo pesante, Tim Curran. Pesantissimo, tipo un panzer tentacolare e senza forma che travolge qualsiasi cosa sul proprio cammino.
Ogni tanto diventa ripetitivo, ma lo fa in una maniera scientifica, quasi ipnotica. E non manca nemmeno qualche passaggio più prolisso, e tu che leggi ti perdi nei meandri di una trama che si sfilacccia, prende improvvise deviazioni, si accartoccia su se stessa e torna al punto d'inizio.
E funziona. Funziona sempre.
Con Hive poi rischia grosso, essendo il seguito del celebre "Le Montagne della Follia" di H.P.Lovecraft. Seicento e passa pagine (ed è la prima parte di una dilogia, portata da noi da Saga Edizioni) di abomini cosmici, terrori ancestrali, bioingegneria, battaglie mentali, splatter, archeologia e complotti che scivolano alla grande, seicento pagine che butti giù come acqua fresca, perché Curran non solo maneggia bene il cosmic horror, ma sa anche come scrivere ottimi personaggi e scavare nella loro mente e, infine, mantenere alta la tensione dall'inizio alla fine.
Imperdibile.
DISCO DA ABBINARE: The Great Old Ones - Cosmicism (2019, Season of Mist)
Perchè il black metal venato di cosmic horror dei francesi ha sì una sua epica, ma le composizioni seguono geometrie sghembe e impossibili da decifrare, proprio come indescrivibili da mente umana sono le geometrie architettoniche della misteriosa e orrenda città tentacolare che si estende sotto i ghiacci, protagonista assoluta dell'opera di Tim Curran.
Amo Tim Curran, e i motivi che me lo fanno amare sono quelli che lo fanno odiare ai suoi detrattori.
Ha il passo pesante, Tim Curran. Pesantissimo, tipo un panzer tentacolare e senza forma che travolge qualsiasi cosa sul proprio cammino.
Ogni tanto diventa ripetitivo, ma lo fa in una maniera scientifica, quasi ipnotica. E non manca nemmeno qualche passaggio più prolisso, e tu che leggi ti perdi nei meandri di una trama che si sfilacccia, prende improvvise deviazioni, si accartoccia su se stessa e torna al punto d'inizio.
E funziona. Funziona sempre.
Con Hive poi rischia grosso, essendo il seguito del celebre "Le Montagne della Follia" di H.P.Lovecraft. Seicento e passa pagine (ed è la prima parte di una dilogia, portata da noi da Saga Edizioni) di abomini cosmici, terrori ancestrali, bioingegneria, battaglie mentali, splatter, archeologia e complotti che scivolano alla grande, seicento pagine che butti giù come acqua fresca, perché Curran non solo maneggia bene il cosmic horror, ma sa anche come scrivere ottimi personaggi e scavare nella loro mente e, infine, mantenere alta la tensione dall'inizio alla fine.
Imperdibile.
DISCO DA ABBINARE: The Great Old Ones - Cosmicism (2019, Season of Mist)
Perchè il black metal venato di cosmic horror dei francesi ha sì una sua epica, ma le composizioni seguono geometrie sghembe e impossibili da decifrare, proprio come indescrivibili da mente umana sono le geometrie architettoniche della misteriosa e orrenda città tentacolare che si estende sotto i ghiacci, protagonista assoluta dell'opera di Tim Curran.
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